sabato 15 novembre 2014

The Clash - London Calling

Scritto da: Dj LT


I gruppi rock inglesi degli anni 70 vengono spesso definiti come "generalmente punk", Clash compresi. Ma lo sono davvero?  A nostro parere lo si può vedere confrontandoli un'altra grande band del momento considerata punk, cioè i Sex Pistols. Questi ultimi avevano un atteggiamento anarchico-violento-nichilista nei confronti della società e della cultura mainstream che imponeva il rifiuto pressoché categorico di ogni cosa, compreso imparare a suonare. In più il punk andrebbe usato per indicare, più che un genere musicale, la cultura che anticonformista che abbracciava quell'atteggiamento. Anticonformisti i Clash lo erano senz'altro, ma erano anche politicamente orientati verso il socialismo e si scagliavano perciò contro un determinato tipo di società e contro la violenza come strumento di lotta. Che dire poi del loro album capolavoro,London Calling? Sono forse punk pezzi come Lost in the Supermarket o The Guns of Brixton? Si tratta invece di brani elaborati che rispecchiano non solo il talento, l'abilità, ma anche la vasta cultura musicale del gruppo. E che produzione dietro! Facciamo un passo indietro. Dopo la rottura con il loro produttore Bernie Rhodes, i Clash si ritrovano senza studio; decidono così di andare ai Vanilla Studios, vicino ad un garage. Obiettivo: sperimentazione con i suoni. Si suona di tutto, dall'R&B al country e i ragazzi si scambiano persino gli strumenti tra loro. A questo punto entra in scena l'eccentrico produttore Guy Stevens, che li porta ai Wessex Studios. Il suo metodo? Lanci di sedie, urla e rumori vari per rendere "elettrica" l'atmosfera e affidarsi poi al fonico di fiducia Bill Price. Nelle incisioni i nostri suonano tutti insieme come se suonassero dal vivo per mantenere la carica. Di queste "basi" vengono tenute le tracce di batterie e chitarra ritmica; poi vengono registrati di nuovo basso e chitarra solista; infine vengono aggiunti pianoforte, fiati e strumenti vari. Il risultato è un doppio album con 19 brani, venduto al prezzo di uno per volere della band e che riflette i loro gusti 4 influenze, dallo ska e dal jazz al rockabilly e al blues. È qualcosa di veramente armonico, carico di protesta ma senza violenza ed esagerazioni. Un sound facilmente riproducibile dal vivo e allo stesso tempo reso perfetto dalle sovraincisioni (che di solito avvenivano nel bagno mentre venivano percosse le tubature). La copertina è infine la ciliegina sulla torta: la foto di Paul Simonon che distrugge il suo basso (atto dovuto allo stress durante un tour a New York) si accompagna ad una grafica praticamente identica a quella del primo album di Elvis. Omaggio? Presa per i fondelli delle fonti di ispirazione? Oppure porsi come loro eredi? Giudicate voi. Da non perdere l'edizione per il 25° "compleanno" del disco, contenente la versione originale rimasterizzata e The Vanilla Tapes, ovvero le prime registrazioni ai Vanilla Studios, più un DVD con un documentario sulla sua realizzazione, The Last Testament, filmati rari delle registrazioni ai Wessex Studios e tre promo-video (London CallingTrain in Vain e Clampdown).


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