Scritto da: MARTINA
Se all’arte e alla musica sono
universalmente associati gli ideali di libertà e uguaglianza , anticamente
questi diritti erano riservati solamente agli uomini.
L’etnomusicologia è convinta che
la musica nasca sottoforma di canto rituale, e che accompagnasse i riti
religiosi più importanti delle prime comunità, come matrimoni, funerali,
celebrazioni particolari.
I sacerdoti,tranne in alcune
eccezioni, erano tendenzialmente tutti uomini, anche perché molte volte il
potere religioso e temporale coincidevano, e alle donne non era concesso
governare.
La prima forma di teatro, quello
greco, sublime simbolo della democrazia Ateniese, era completamente maschile:
gli attori, anche se dovevano interpretare parti femminili, erano tutti uomini,
e per quanto riguarda il pubblico non sono
sicure le fonti che attestano che anche le donne fossero ammesse alla visione
di tragedie o commedie.
I secoli scorrono, ma la musica
non cambia: anche se è sicura l’esistenza di alcune “trovatrici” durante il
medioevo, come Beatrix, contessa di Dia, moglie di Guglielmo di Poitiers,
vissuta durante la seconda metà del secolo 1100, altamente apprezzata alla sua epoca, o di altre figure nate e
vissute nelle ombre dei chiostri, note per la dolcezza della loro voce e per le
loro sublimi ballate, la musica era riservata agli uomini, soprattutto se
appartenevano al clero. Il detto paolino “mulier taceat in ecclesia” (la donna
taccia durante le funzioni religiose), riassume appieno l’atteggiamento
dell’epoca: piuttosto di far esibire il gentil sesso,si ricorreva addirittura
alla castrazione per ottenere voci soavi e altissime anche dagli uomini.
La misoginia del passato non
lascia spazio alle donne: non sono noti i nomi di compositrici o esecutrici,
tutto era nelle mani del sesso forte.
E’ necessario aspettare la
seconda parte del Novecento, il movimento femminista e la rivoluzione dei
costumi per rivalutare completamente e per la prima volta valorizzare la figura
femminile.
C’è bisogno di donne come Joan
Baez, l’usignolo di Woodstock, perché il mondo in rosa possa iniziare ad
esprimersi e ad emanciparsi.
JOAN BAEZ |
Cantautrice di successo, nata a
New York nel 1941, è forse la prima donna a trattare di scottanti temi sociali,
affiancando Martin Luther King nella lotta per l’uguaglianza dei diritti civili
delle persone di colore, opponendosi fortemente alla guerra che devastava il
Vietnam, aiutando Amnesty International, denunciando la violazione dei diritti
umani dei dittatori indipendentemente dalla fazione politica a cui
appartenevano, lottando per i diritti di gay e lesbiche, opponendosi duramente
alla pena di morte. Forse fu la prima a tentare di imporsi nel mondo musicale
con idee nuove e rivoluzionarie, ma anche altri personaggi femminili si
distinsero per la particolarità della loro voce e degli ideali trasmessi nelle
loro canzoni.
Janis Joplin, indiscutibile icona
blues degli anni sessanta, artista maledetta, morta di overdose all’età di
ventisette anni, è sicuramente diversa da Joan Baez, ma allo stesso modo tentò
di comunicare una parte di sé ai suoi ascoltatori. In questo caso erano
l’angoscia, il dissidio interiore di una vita passata tra alcool e droghe di ogni
genere ad essere comunicati in modo così struggente da commuovere gli
ascoltatori, ipnotizzati a tal punto dalla roca voce della cantante da venire
risucchiati nel vortice delle sue passioni e delle sue sofferenze, e di
prendere un “pezzo del suo cuore”, come Janis canta in una dei suoi brani più
famosi, “Piece of my heart”.
Patti Smith, la sacerdotessa del
rock, è sicuramente una donna che ha cambiato il panorama musicale degli anni
in cui viveva, diventando una delle più importanti icone musicali tuttora
viventi. Un’altra voce fuori dal coro, fiera di gridare la sua indipendenza e
la sua emancipazione da tutto e da tutti con le sue canzoni e le sue poesie.
PATTI SMITH |
“Non ho mai pensato di essere una
politica, ma ho sempre voluto comunicare qualcosa. Sono americana e amo i
principi su cui si fonda il mio Paese. Abbiamo la libertà, ma sento di avere
una grande responsabilità per questo verso il resto del mondo.”
La figura che emerse negli anni
Ottanta, e che da allora è considerata un punto di riferimento stilistico , è
senza dubbio Madonna. Cantautrice,attrice, scrittrice e ballerina, si è
guadagnata l’appellativo di “regina del pop”, e per il suo eccentrico e
dissacrante modo di proporsi si è guadagnata non solo milioni di fans, ma anche
moltissime critiche. Il suo look particolare, che mescolava colori, fiocchi,
calze a rete, tacchi vertiginosi, trucco marcatissimo, è servito a crearle un’
immagine imitatissima dai più giovani, ma disapprovata dalle persone più mature
. Al giorno d’oggi sono presenti molte icone pop al femminile,come Britney
Spears, Rihanna, Shakira, ma il fenomeno mediatico che ha sconvolto il mondo
musicale negli ultimi anni è stato indubbiamente quello di Lady Gaga.
LADY GAGA |
Non si può definirla
semplicemente una cantante, perché è molto di più.
Il suo modo di proporsi, di
muoversi, il suo look provocatoriamente audace, i testi delle canzoni e i video
a volte al limite della censura e della decenza, l’hanno resa un modello da
imitare, seguitissimo da fans di tutto il mondo. Si può odiarla o amarla,
approvarla o contestarla,ma si deve ammettere che ha creato un genere tutto suo
ed estremamente particolare, diversissimo da quello di tutti gli altri, che
seppur estremamente spinto non cade mai nella banalità , ma al contrario la
rende un’icona glamour famosa in tutto il mondo.
Ludovico Ariosto scriveva “Le donne
sono venute in eccellenza di ciascun'arte ove hanno posto cura”,e
forse è ciò che vogliono comunicarci Joan Baez, Janis Joplin, Patti
Smith, Madonna e a modo suo anche Lady Gaga. Da quando esiste la parità dei
sessi la parte femminile del mondo si è distinta per il talento, l’impegno,
l’attenzione nei confronti dei poveri e dei più deboli, e se esiste
ancora qualcuno che pensa che la donna abbia qualità artistiche inferiori
all’uomo, beh, si sbaglia di grosso!
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